Requisiti per Aprire uno Studio Psicologico in Casa

Stai avviando la tua attività di psicologo professionista?

Aprire uno studio psicologico in casa potrebbe essere un’ottima idea!

Se hai uno spazio da adibire (una stanza extra da usare come studio, una dependance…) può essere un importante asset per iniziare la tua attività abbattendo i costi di struttura, affitto (o mutuo) e di bollette che avresti con uno studio separato.

Questo può anche offrire vantaggi in termini fiscali (in base al regime con il quale si opera).

Ovviamente aprire uno studio psicologico in casa non significa mettere una scrivania ed iniziare a ricevere pazienti, è necessario pianificare una campagna di marketing per psicologi e bisogna comunque informarsi sui criteri da rispettare e che possono variare in base alle istruzioni dell’Ordine degli Psicologi relativo alla Regione di residenza o domicilio ed ai regolamenti comunali.

La prima cosa è essere in regola per esercitare la professione di psicologo professionista in Italia.

Requisiti Professionali e Burocratici

Dopo aver superato l’esame di Stato o ottenuta la Laurea abilitante in Psicologia potrai aprire la Partita IVA come psicologo. Il primo passo è la compilazione del Modello AA9/12, che va inviato all’Agenzia delle Entrate. Puoi farlo personalmente oppure comodamente online attraverso il sito dell’Agenzia, utilizzando lo SPID o la Carta d’Identità Elettronica per accedere ai servizi digitali.

Dovrai compilarlo con i tuoi dati anagrafici e personali (nome, cognome, codice fiscale, ecc.), oltre a indicare la sede fisica in cui svolgerai l’attività, che potrebbe essere il tuo studio o un altro luogo di lavoro.

Un altro campo essenziale è quello relativo al codice ATECO, che per gli psicologi è il 86.90.30. Questo codice identifica la tua attività professionale come “Altre attività paramediche indipendenti”, una categoria che include le prestazioni degli psicologi.

Devi poi scegliere il regime fiscale da adottare, decidendo tra il regime forfettario, ideale per chi prevede di avere un fatturato annuo sotto gli 85.000 euro, e il regime ordinario, più complesso ma utile per chi intende dedurre diverse spese legate all’attività (affitto dello studio, materiali, pubblicità, ecc.).

Devi poi iscriverti obbligatoriamente all’ENPAP, dove verserai contributi previdenziali annuali.

Inoltre dovrai registrarti al portale online del Sistema Tessera Sanitaria, dove dovrai trasmettere obbligatoriamente le fatture delle prestazioni sanitarie ai tuoi pazienti.

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Norme per l’Uso Promiscuo dello Studio Psicologico e dell’Abitazione

Norme per l'Uso Promiscuo dello Studio Psicologico e dell'Abitazione
Norme per l’Uso Promiscuo dello Studio Psicologico e dell’Abitazione

Se decidi di aprire uno studio psicologico in casa ti serve sapere che per l’utilizzo di aree della propria abitazione a studio professionale, si parla di uso promiscuo. Dal punto di vista fiscale, l’uso promiscuo permette di dedurre una parte delle spese relative all’immobile, come affitto, bollette e utenze fino al 50%. Anche la rendita catastale viene ridotta a metà in virtù dell’uso promiscuo.

Questi vantaggi però sono validi solo se si lavora in regime fiscale ordinario. I professionisti che operano in regime forfettario infatti beneficiando di fiscalità e contabilità semplificate, non possono dedurre nessuna spesa.

In ogni caso è importante ricordare che chi opera in regime ordinario se utilizza una sede per l’attività diversa dalla propria abitazione ha in quel caso una deduzione del 100% dei costi relativi all’immobile

Quindi la decisione tra studio in casa o meno sicuramente non deve dipendere solo dalla detrazione al 50% ma da altre valutazioni (comodità, investimenti iniziali, posizione ecc).

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Modifiche Strutturali e Destinazione d’Uso

Per utilizzare parte dell’abitazione come studio professionale, non è necessario cambiare la destinazione d’uso catastale da “abitazione” a “ufficio” o “studio” e non ci sono, in genere, requisiti strutturali importanti.

Bisogna però tenere bene in mente che in base a dove risiedi, gli Ordini delle varie Regioni ed i Comuni possono avere regolamenti diversi in merito. Ad esempio la Lombardia ha dei requisiti strutturali molto importanti per uno studio di Psicologo che deve attenersi a standard ben superiori che un semplice studio per fare sedere i pazienti.

In generale come regola di buon senso, lo studio in casa dello psicologo deve garantire una certa privacy, una stanza abbastanza comoda e spaziosa per le sedute, un ambiente che metta a proprio agio i pazienti il più possibile. Ci sarebbe bisogno di uno spazio adibito a sala d’aspetto e ovviamente la possibilità per i pazienti di accedere ai servizi sanitari e idealmente non avere barriere architettoniche.

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Tuttavia oggi grazie alla tecnologia è possibile gestire lo studio in modo più smart, ad esempio con una pianificazione degli appuntamenti accurata evitando quindi di avere pazienti in sala d’attesa, offrire sessioni in remoto per ridurre la presenza fisica di pazienti in studio, ovviamente laddove il caso clinico renda consigliabile ed efficiente questo metodo.

Quando le specifiche del Comune o Regione richiedano modifiche strutturali importanti all’immobile, potrebbe essere vantaggioso procedere al frazionamento dell’unità immobiliare, modificando la destinazione d’uso della nuova unità, ottenendo quindi la deducibilità fiscale al 100%.

Per il frazionamento dovrai richiedere al Comune il certificato di abilità ed i permessi edilizi. In caso di interventi minori che non modificano le sagome e i volumi dell’edificio, basta una semplice comunicazione di avvio lavori (SCIA).

Regolamenti Condominiali e Autorizzazioni Comunali

Regolamenti Condominiali e Autorizzazioni Comunali
Regolamenti Condominiali e Autorizzazioni Comunali

Prima di aprire lo studio psicologico in casa conviene è sempre necessario informarsi su tutti i requisiti, sia Comunali, come già detto, sia Condominiali.

Se vivi in un condominio devi consultare il regolamento perché alcuni possono avere restrizioni per gli studi professionali, o avere regole sugli orari nei quali è possibile ricevere pazienti.

Alcuni condomini hanno dei regolamenti molto stringenti per tutelare la privacy e la tranquillità dei residenti quindi sono molto severi con attività che prevedono un flusso quotidiano di estranei.

In alcuni casi non prevedono altri usi che quello abitativo, proibendo di fatto l’uso promiscuo o specificando utilizzi che in alcuni casi potrebbero coinvolgere proprio professioni sanitarie.

Dal punto di vista del Comune di solito è sufficiente inviare una Comunicazione di Avvio Attività.

Considerazioni Fiscali e Agevolazioni

Con l’uso promiscuo, come già detto potrai detrarre al 50% diverse spese legate all’immobile.

Parliamo di affitto, bollette, spese condominiali, eventuali assicurazioni sull’immobile, spese di manutenzione e ammodernamento (come potrebbe essere una ristrutturazione interna, un efficientamento energetico, rifacimento bagno, ammodernamento impianto elettrico ecc).

Se l’immobile è di proprietà invece di dedurre l’affitto potrai dedurre al 50% gli interessi del mutuo (se c’è) e la rendita catastale.

Per quanto riguarda le imposte comunali, il legislatore considera che nell’uso promiscuo prevalga comunque quello abitativo, quindi non si paga IMU se si tratta della prima casa.

Meno vantaggiosa invece è la TARI, la tassa sui rifiuti. I Comuni tendono ad applicare una TARI più elevata nel caso di uso promiscuo.

Qualche professionista ha provato a fare ricorso ma una sentenza della Cassazione del 2022 ha stabilito che è corretta la doppia tassazione TARI per un immobile utilizzato ad uso promiscuo da parte del contribuente, in parte come abitazione e in parte come studio professionale. 

Questo non significa che ovunque sia doppia ma che i Comuni hanno la facoltà di determinare una tassazione diversa e superiore, ove lo ritengano opportuno, per i casi di uso promiscuo.

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