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Oggi parliamo dei I 5 errori più comuni sui social che molti psicologi commettono.
Al giorno d’oggi, è praticamente impossibile per uno psicologo non pubblicizzarsi e offrire i propri servizi sui social network.
Rispetto al passato, i costi per sponsorizzare i servizi di assistenza e supporto psicologico che si offrono sono diminuiti moltissimo grazie all’avvento dei social media.
Aprire un profilo social per lavoro è una grande opportunità per iniziare la propria carriera professionale come psicologo e trovare dei nuovi pazienti, senza andare a spendere cifre spropositate per il marketing.
Ma il motivo ancora più importante per cui uno psicologo oggi non può fare a meno dei social è un altro. Queste piattaforme rappresentano ormai una parte importante della vita dei più giovani e non solo.
Ed è spesso proprio grazie ai social, come ad esempio Instagram, che uno psicologo può fare breccia tra i più giovani, parlando di temi sensibili come l’ansia, il disagio sociale e la salute mentale. Per tutti questi motivi, oggi gli psicologi hanno una grande convenienza a utilizzare i social media per il loro lavoro.
Si tratta di uno strumento molto potente per intercettare e aiutare chi sta passando un momento molto difficile dal punto di vista psicologico e ha bisogno di trovare uno specialista che possa supportarlo.
È essenziale però essere sempre consapevoli del funzionamento di queste piattaforme.
Non partire mai allo sbaraglio nel momento in cui decidiamo di aprire una pagina social per sponsorizzare il nostro lavoro di psicologici.
E in questo articolo, andremo adesso a vedere i cinque errori che non deve mai fare uno psicologo nel momento in cui decide di sbarcare sui social con la sua professione.
1. Essere costanti nelle pubblicazioni è fondamentale
Il primo errore da non fare è quello di pensare che basti semplicemente aprire un profilo sui social, inserire qualche post saltuariamente, quando ci sentiamo in vena, e poi aspettare che l’algoritmo faccia il resto e porti i nostri contenuti al pubblico che vogliamo raggiungere.
Non è affatto così.
Chi oggi vuole portare sui social una professione, oltretutto molto delicata e sensibile come quella dello psicologo, deve comprendere che serve preparazione e strategia per comunicare su queste piattaforme.
E la prima regola da rispettare è quella di essere costanti nella pubblicazione.
Nel momento in cui decidiamo di iniziare la nostra avventura professionale sui social, dobbiamo stabilire fin dal principio quanti contenuti, settimanali o mensili, pubblicare.
Una volta definito il nostro calendario editoriale, dobbiamo sempre seguirlo con rigore. Sui social, la costanza nel postare contenuti è fondamentale per riuscire a farsi conoscere.
È sempre meglio, se sappiamo già di non avere tanto tempo a disposizione, scegliere un numero più ristretto di contenuti settimanali e pubblicare con costanza.
Piuttosto che invece darsi obiettivi impossibili, come può essere quello di pubblicare due post al giorno, ma non riuscire poi a reggere questo ritmo dopo qualche settimana, vanificando così il lavoro fatto.
Se abbiamo del budget a disposizione da investire, spesso è anche più saggio affidarsi a un consulente o un’agenzia di comunicazione. In questo modo, si delega una strategia con la certezza che verrà seguita con costanza in suo ogni aspetto.
2. Mai essere troppo generici sui temi trattati
Un altro errore da non fare è quello di pensare di iniziare a postare dei contenuti molto generici sulla nostra professione, nella speranza di arrivare ed essere seguiti da quante più persone possibili.
Certo, sui social è fondamentale parlare sempre con un linguaggio semplice e chiaro in grado di arrivare a tutti. Ma questo riguarda però la forma con cui ci esprimiamo. I contenuti devono invece sempre essere ricercati e parlare di quello che facciamo nello specifico in ambito psicologico.
Altrimenti, è quasi impossibile che gli utenti del web ci seguano e prendano sul serio nel nostro lavoro. I social sono infatti già pieni di influencer, professionisti, youtuber che parlano in modo generale dei disagi psicologici.
Profili che vantano un pubblico molto importante, composto spesso da giovani che, sentendo parlare un loro coetaneo di un problema comune, come può essere l’ansia o gli attacchi di panico, riescono a entrare in empatia e sentirsi meno soli nell’affrontare i loro disagi psicologici.
Gli utenti si aspettano e pretendono contenuti decisamente più specifici e centrati da chi invece ha dedicato la propria vita e il proprio lavoro e si propone anche come un professionista in grado di aiutarli.
Dobbiamo sempre selezionare con grande attenzione i temi che vogliamo trattare sui social. E raccontarli, andando a centrare aspetti che un semplice influencer non potrebbe mai conoscere.
3. Sui social non bisogna usare un linguaggio troppo tecnico
Nel momento però in cui scegliamo i temi da trattare sui social, dobbiamo sempre ricordarci di non adottare mai un linguaggio troppo tecnico o specialistico. Se vogliamo raggiungere quante più persone possibile, il linguaggio con cui ci raccontiamo sui social è fondamentale.
Non bisogna in alcun modo trascurare questo aspetto, perché è parte integrante di qualunque strategia di successo sui social media. I discorsi tecnici e accademici possono avere senso e diventare attrattivi in contesti diversi, come quelli accademici e universitari.
Luoghi, reali o virtuali, in cui c’è già un pubblico che ricerca specificatamente quella complessità e ha un’ottima padronanza di quel linguaggio tecnico.
Sui social dobbiamo invece imparare a semplificare sempre i concetti e i temi che vogliamo portare e raccontare al nostro pubblico.
Questo non significa che dobbiamo banalizzare gli argomenti che trattiamo o adottare necessariamente un linguaggio pop che finisca per rendere fin troppo didascalico e retorico il nostro messaggio.
Si tratta piuttosto di cercare un giusto compromesso. È evidente che se ad esempio vogliamo raccontare sui social come si affrontano gli attacchi di panico, ragionando anche sulle sfumature di questo disturbo, dobbiamo farlo tenendo sempre a mente che ci stiamo rivolgendo a un pubblico vario.
Adottare un linguaggio che sia realmente accessibile a tutti, è una delle chiavi per avere successo sui social.
4. Non rispondere ai commenti negativi
Un’altra regola importantissima da seguire è quella di rispondere alle richieste o ai commenti che ci fanno gli utenti sui nostri post sui social, facendo sempre la massima attenzione e valutando le possibili conseguenze.
In queste piattaforme infatti, il rischio di venire presi di mira dagli utenti del web, di diventare vittime di vere e proprie campagne di shitstorm è altissimo. Basta anche solo una piccola gaffe, una frase ambigua con cui rispondiamo un commento e le conseguenze possono davvero essere pesanti per la nostra reputazione sul web.
Questo vale soprattutto nel momento in cui ci chiediamo se sia giusto rispondere a una critica che ci hanno fatto.
Cosa fare ad esempio con chi lascia una recensione negativa del nostro servizio?
In alcuni casi rispondere è d’obbligo, ma bisogna farlo sempre in modo gentile e costruttivo.
A volte basta una semplice risposta che può sembrare vagamente aggressiva a chi legge, affinché il pubblico dei social si scateni.
Per quanto possiamo essere permalosi, o feriti da certe critiche che possiamo ricevere sul web come, non bisogna mai essere impulsivi nelle risposte e ponderare sempre bene quello che comunichiamo, specialmente quando si tratta di rispondere a un commento negativo.
Per gli psicologi inoltre questa situazione è ancora più difficile. Tutti si aspettano infatti che chi svolge questa professione, non perda mai il controllo e abbia sempre un tono conciliante sul web.
Quando però ci arriva una critica che giudichiamo costruttiva, è invece sempre consigliabile rispondere.
Anche perché, se l’utente ci fa notare qualcosa sui nostri contenuti che non gli piace o possiamo migliorare, possiamo stare certi che anche altri la pensano come lui ma magari non perdono tempo a scriverci.
E rispondere dunque, significa spesso fugare i dubbi di una piccola comunità che ci segue e non di un singolo utente
5. Iniziare sui social senza avere una strategia ben definita porta al fallimento
In ultimo, c’è un errore che uno psicologo non deve mai fare sui social, anche perché rischia di vanificare qualsiasi ambizione di far conoscere e sponsorizzare il proprio lavoro su queste piattaforme.
Abbiamo già parlato in precedenza di come, nel momento in cui apriamo un profilo social, dobbiamo sempre essere costanti nella pubblicazione se vogliamo avere successo.
Ma essere costanti, nel momento in cui partiamo con il nostro piano editoriale sui social, significa farlo con una strategia per farci conoscere e diffondere i nostri contenuti che deve essere chiara e strutturata fin dall’inizio.
Oggi è semplicemente impossibile riuscire a pubblicizzare la propria professione sui social media senza avere una strategia editoriale chiara e definita.
E la sua ideazione deve in primo luogo partire da quali sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere.
Chi ritiene che sia meglio partire subito con un piano editoriale vago, per decidere soltanto in un secondo momento quale obiettivo vogliamo perseguire, è destinato a restare deluso.
È invece essenziale stabilire fin dal principio i nostri obiettivi. Chi vuole sponsorizzare il proprio lavoro di psicologo e raggiungere nuovi potenziali clienti dovrà scegliere una strada nella sua comunicazione.
Che sarà comunque molto diversa da quegli psicologi che vogliono invece utilizzare questa piattaforma semplicemente per fare informazione e divulgazione nel loro ambito.
Qualunque psicologo che vuole iniziare un percorso sui social per far conoscere il suo lavoro e le sue competenze, deve dunque evitare assolutamente di fare questi errori.