Come Aprire la Partita IVA per Psicologi: Guida Completa e Costi

Perché uno psicologo deve aprire la Partita IVA?

In Italia è obbligatorio per i liberi professionisti avere la partita IVA. Questo significa che se sei psicologo e non sei dipendente di un’azienda o una Istituzione con regolare busta paga, ma vuoi lavorare in proprio devi aprire la partita IVA.

Non facendolo si incorre in problematiche di tipo fiscale molto serio, perché, anche se in possesso dei requisiti accademici, lavorando senza aprire la partita IVA lo psicologo si trova per lo Stato in una condizione di abusività.

Regolarizzando la propria posizione dal punto di vista fiscale, bisogna iscriversi all’ENPAP, l’ente previdenziale per gli psicologi, per versare i contributi ai fini pensionistici ed avere accesso a tutele in caso di malattia e/o maternità.

Per ricapitolare, aprire la partita IVA come psicologo è importante prima di tutto perché è richiesto dalla legge, è necessario per versare contributi per accedere al welfare e c’è un terzo aspetto importante: quello di dare un’immagine seria e professionale.

Immaginiamoci di doverci presentare ai pazienti senza una partita IVA, senza la possibilità di emettere una fattura: questo darà sempre un senso di incertezza ai potenziali pazienti che diffideranno della legittimità di un professionista che opera “nell’ombra”.

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Partita IVA Psicologi: passaggi per l’apertura

Il primo passaggio ovviamente è passare per l’Agenzia delle Entrate, personalmente negli uffici più vicini o usando i servizi online (facendo login tramite SPID, Carta di Identità Elettronica o altre credenziali specifiche disponibili sul sito dell’Agenzia).

Dovrai compilare il Modulo AA9/12 ed avrai bisogno di avere con te documento di identificazione (come la carta di identità) e la tessera sanitaria con il codice fiscale.

Nel modulo dovrai indicare diversi dati, iniziando dal barrare la casella “inizio attività”. Poi, dopo aver ovviamente inserito dati anagrafici, dovrai comunicare una serie di dati relativi all’attività:

  • la sede fisica, l’indirizzo dove svolgerai l’attività
  • il codice ATECO, che nel caso degli psicologi è 86.90.30
  • la scelta del regime fiscale

In base alla scelta del regime, dovrai indicare anche la tenuta della contabilità ed altri dettagli per il quale vorrai consultare un commercialista che può supportarti nell’aprire la Partita IVA per te con i dati da te forniti.

Scelta del Regime Fiscale: Forfettario vs Ordinario

Scelta del Regime Fiscale: Forfettario vs Ordinario
Scelta del Regime Fiscale: Forfettario vs Ordinario

La scelta del Regime Fiscale è molto importante, perché da questo dipendono molte cose che condizionano sia l’avvio che il futuro della tua attività.

Puoi scegliere o il fiscale ordinario o il regime fiscale forfettario, se ne hai i requisiti.

A prima vista, il regime forfettario sembra quello più vantaggioso prima di tutto dal punto di vista contabile. La contabilità del regime ordinario può essere semplificata ma è in effetti abbastanza complessa (richiede la tenuta di libri contabili, registri IVA…) mentre nel regime forfettario è necessario solo conservare le fatture dei compensi percepiti.

Altro grande vantaggio del forfettario è l’esenzione dall’IVA: sulle fatture il professionista non carica IVA e non deve versarla allo Stato. Questo semplifica la gestione fiscale ma anche il rapporto con i clienti finali.

Inoltre il forfettario ha un’aliquota fiscale del 15% fissa per qualsiasi fatturato fino a 85.000 €. Questa soglia è anche il requisito per accedere al regime forfettario nel 2024. Anche se sei già dipendente ed hai uno stipendio ma vuoi anche esercitare la libera professione, potrai avvalerti del regime forfettario purché i tuoi redditi sommati non superino gli 85.000 €.

Con il regime ordinario, oltre al fatto di dover, come già spiegato, fatturare e versare IVA e ritenuta d’acconto, tenere i libri contabili, si è soggetti a una tassazione progressiva con i seguenti scaglioni: 3% fino a 15 mila euro; 27% per redditi tra i 15.001 e 28 mila euro; 38% tra 28.001 e 55 mila euro; 41% tra 55.001 e 75 mila euro; 43% per i redditi superiori a 75 mila.

Come detto prima, si potrebbe percepire che, soprattutto per chi inizia ed apre una partita IVA come psicologo per la prima volta, il regime forfettario sia la scelta ovvia. Tuttavia ci sono altri fattori da considerare.

Nel regime forfettario non si possono scaricare spese: questo significa che ad esempio uno psicologo con partita IVA con regime ordinario può detrarre dalle imposte da pagare ogni anno tutta una serie di costi legati all’attività. Pensiamo all’affitto dello studio, le spese di telefono, elettricità, internet.

L’attività di marketing per il proprio studio da psicologo. La frequentazione di corsi di aggiornamento, l’acquisto di libri e materiale formativo, eventuali viaggi, pasti, i costi dell’auto, assicurazione

Su questi costi un professionista con regime ordinario potrà scaricare l’IVA pagata ma anche dalle imposte sul reddito, in alcuni casi al 100%, in altri casi in percentuali limitate.

Questo significa che, se quando apri la partita IVA, sei sicuro di voler fare subito degli investimenti importanti in termini di struttura, beni, personale e marketing forse è conveniente partire già con il regime ordinario, perché il vantaggio delle spese da scaricare ti permetterà di abbattere significativamente le tasse che dovrai versare. 

Lo stesso vale se in base alle condizioni del mercato in cui ti trovi, sei certo di avere un grande bacino di pazienti o di dover lavorare da subito con realtà aziendali di un certo tipo, avendo quindi fatturati elevati ma anche diverse spese operative e di rappresentanza.

In altri casi il regime forfettario è perfetto per chi si avvia e si muove ancora con cautela sul mercato.

Contributi Previdenziali ENPAP per Psicologi

Contributi Previdenziali ENPAP per Psicologi
Contributi Previdenziali ENPAP per Psicologi

Abbiamo già menzionato la funzione dell’ENPAP e dei contributi previdenziali all’inizio di questo articolo, adesso andiamo a vedere nel dettaglio come funziona questo ente e come adempiere ai suoi requisiti.

Ci sono tre tipi di contributi da versare per gli psicologi:

  • Il contributo soggettivo, pari al 10% del reddito netto. Esiste un minimo contributivo obbligatorio da versare anche in caso di reddito basso o nullo. Per il 2024, questo minimo è pari a circa 880 euro. Il contributo soggettivo può essere volontariamente aumentato fino al 30% con incrementi di 2 punti percentuali.
  • Il contributo integrativo, pari al 2% sui compensi lordi fatturati. 
  • Contributo di maternità: corrisponde a una quota fissa per finanziare l’indennità di maternità delle colleghe che diventano madri. Per il 2023 è stata stabilita in 130,00 euro, per il 2024 non è ancora stato comunicato l’importo.

Per i giovani professionisti che hanno appena avviato la loro attività di psicologi esistono agevolazioni sui contributi. In particolare per gli under 35 o chi è iscritto all’ENPAP da meno di tre anni c’è una riduzione del 50% del contributo minimo.

Ad esempio un giovane professionista con un reddito netto di 25.000 € pagherebbe il 5% di contributo soggettivo, anziché il 10%, quindi il contributo soggettivo ammonterebbe a 1250€ (anziché 2500).

Nello stesso esempio, ipotizzando che lo psicologo in questione sia con il regime forfettario, si può stimare un reddito lordo di 32.000 € su cui calcolare il contributo integrativo del 2%, pari a 640€.

Quindi in totale, a fine anno il totale dei contributi sarà, nel caso dell’esempio 1890 €.

Altre agevolazioni sono disponibili per queste categorie:

  • coloro che, nel corso dell’anno, contemporaneamente all’attività libero professionale, hanno svolto attività di lavoro dipendente (anche con orario part-time).
  • ultra cinquantasettenni pensionati di altro ente di previdenza obbligatoria.
  • titolari di pensione erogata da ENPAP**.**
  • che, per almeno sei mesi durante l’anno, si sono trovati in condizioni di inattività professionale per motivi di salute (tra i quali rientrano le gravidanze a rischio).

Costi e Spese Correlati all’Apertura della Partita IVA

Costi e Spese Correlati all’Apertura della Partita IVA
Costi e Spese Correlati all’Apertura della Partita IVA

Per gestire la Partita IVA da psicologo non ci si può certo improvvisare: avrai bisogno del supporto di un professionista e probabilmente di qualche software. 

Se aprire una Partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate ti costerà nulla, ci sono i costi operativi da considerare. Un commercialista, in base al fatturato ed al regime contabile, ti chiederà un costo mensile o annuale per gestire la tua contabilità.

Di solito se operi sotto il regime forfettario, in media il costo annuale rimane intorno ai 500 o 700€ e se hai un fatturato basso potrebbe limitarsi ad un paio di centinaia di euro.

Con un regime ordinario, visto il lavoro richiesto per la gestione i costi possono aumentare di molto, arrivando ai 2000€ annui in media. Per fortuna la fattura del commercialista inerente all’attività professionale può essere dedotta dalle tasse al 100%.

In alcuni casi molti preferiscono rivolgersi al commercialista anche per l’apertura della Partita IVA, in questo caso in media il costo è di 100€ circa.

Ci sono altri costi che potresti valutare, come ad esempio un software per salvare le fatture in modo da avere tutto ordinato o per fatturazione elettronica (però ricorda che non devi emettere fatture elettroniche a persone fisiche per servizi sanitari), i costi di eventuali firme digitali, PEC e SPID necessari per i professionisti per accedere a diversi servizi della Pubblica Amministrazione. Per fortuna si tratta di costi che in totale non incidono che di 100-200€ annui.

Fatturazione e Obblighi Contabili per Psicologi

Fatturazione e Obblighi Contabili per Psicologi
Fatturazione e Obblighi Contabili per Psicologi

Essendo lo psicologo una professione sanitaria, è tenuto ad una serie di regole leggermente diverse rispetto ad altri professionisti. Come già detto prima, in caso di prestazioni sanitarie a persone fisiche, non bisogna emettere fattura elettronica, tuttavia bisogna inviare telematicamente le fatture dei clienti al Sistema Tessera Sanitaria.

Si tratta di un portale (https://sistemats1.sanita.finanze.it/)  presso il quale il professionista deve accreditarsi (hai bisogno di PEC, dati dell’attività e dati personali) e comunicare la fattura con i dati della tessera sanitaria del paziente, questo assolve a due funzioni principali: tracciare le prestazioni sanitarie che i pazienti a loro volta vorranno scaricare dalle loro tasse e tracciare le fatture emesse a persone fisiche senza passare per il sistema di fatturazione elettronica.

Il professionista ha l’obbligo di informare il paziente che a sua volta può opporsi, anche solo verbalmente, alla trasmissione del suo codice fiscale. In questo caso lo psicologo dovrà sempre inviare la fattura ma dovrà aggiungere su di essa (e sulla copia per il paziente) la dicitura 

“Fattura trasmessa al Sistema TS senza indicazione del CF per opposizione ai sensi dell’art. 3 DM 31/07/2015 e art. 2, c. 2, lett. c) DM 19/10/2020”

Quando invece lo psicologo lavora per aziende o enti, dovrà emettere regolare fattura elettronica, così quando la prestazione ad una persona fisica non è prettamente sanitaria come nel caso di:

  • Coaching motivazionale
  • Coaching professionale
  • Tecniche di rilassamento e meditazione
  • Mediazione familiare
  • Consulenza relazionale o sessuologia

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